Ci sono quelli convinti che «chi fa da sé fa per tre» e quelli che «l’unione fa la forza». C’è chi cerca un amico per trovare un tesoro e chi invece preferisce stare da solo, piuttosto che essere mal accompagnato. Persino la saggezza popolare si divide quando bisogna scegliere se sia meglio fare i runners solitari o affidarsi alla spinta del gruppo. E la scienza cosa ne pensa? Naturalmente, dal punto di vista psicologico ogni scelta ha i suoi vantaggi. Su una cosa, scienza e pensiero comune sono d’accordo: meglio non andare con lo zoppo. Con lui s’impara a zoppicare, non a correre.
In gruppo per…
Rispettare l’impegno: anche il semplice fatto di correre con un gruppo di amici può diventare una specie di “patto” da non tradire. Insomma, per non tradire la fiducia o la parola data siamo capaci di uscire e inzupparci di pioggia, anche quando da soli non metteremmo neanche il naso fuori di casa...
Sentirsi meno ridicoli: soprattutto per chi inizia a correre, magari spinto dal desiderio di perdere peso o d’iniziare una nuova vita all’insegna del benessere, trovare altre persone nella propria condizione aiuta a sentirsi maggiormente a proprio agio.
Andare più forte, più a lungo: il gruppo garantisce vantaggi anche per chi è più orientato alla prestazione che al benessere. Una bella corsa in compagnia aiuta chi vive di cronometro e tabelle, assicurando almeno due grandi agevolazioni, che il running solitario non offre. Innanzitutto la possibilità di correre più forte e con meno fatica. E aggiungeteci quella di riuscire a correre più a lungo. Anche gli irriducibili asociali, insomma, farebbero bene a farci un pensierino.
Farsi forza a vicenda: capita a tutti la giornata in cui non si ha alcuna voglia di uscire e, correndo da soli, si finirebbe per “strisciare”. Il confronto con gli altri è uno stimolo anche quando subentra la fatica. Ci fornisce costantemente un limite minimo con il quale rapportarci.
Superare i propri limiti: che tu sia alla ricerca del benessere o della prestazione, un pizzico di competizione fa sempre bene. Il confronto con un modello di riferimento simile a se stessi stimola a dare quel qualcosa in più, sia che l’obiettivo sia un chilo in meno sulla bilancia o un secondo in meno sul cronometro.
Da soli per…
Avere la possibilità di riflettere: la corsa solitaria rappresenta per tanti una pausa tutta per sé. C’è anche chi ne approfitta per fare bilanci, elenchi, trovare soluzioni ai problemi, o per cercare le parole giuste da dire alla riunione del giorno dopo in ufficio.
Scordarsi i problemi: svuotare la testa passo dopo passo. Avere la sensazione dell’aria sul viso, che sembra invaderci anche la mente, liberandola. Correre da soli è il modo migliore per abbandonare per qualche ora i problemi della vita quotidiana.
Capire quanto si vale: in alcuni casi, il confronto con se stessi (e con il cronometro) è più importante di quello con gli altri. Per sapere quanto valiamo realmente, in maniera oggettiva, abbiamo bisogno di numeri, di misure, non di parole (degli amici, sempre pronti a incoraggiare). Correre da soli è l’unico modo per sfidare i propri limiti e provare a superarli con le proprie forze.
Iniziare senza pressioni: se sei agli inizi e vuoi condividere questo passo con qualcuno, fai molta attenzione ai compagni di strada che scegli. Quelli troppo esperti ti indurranno a confrontarti con un modello di riferimento sbagliato, finendo per pensare, dopo poche uscite, che il running non fa per te e che forse non sei tagliato per la corsa.