Si può mangiare il pesce in gravidanza? E se sì, quali pesci? E con quali cotture?
Scommettiamo che queste sono domande frequenti tra le future mamme. E allora facciamo un po’ di chiarezza, in modo che i nove mesi possano passare nel modo più sereno per tutte e senza troppe rinunce.
L'importanza degli Omega 3
Il pesce è importantissimo per la nostra alimentazione, perché è un alimento ricco di proteine, sali minerali, come selenio e zinco, e Omega-3, cioè grassi polinsaturi considerati essenziali. E siccome l’acido alfa-linoleico, cioè il precursore degli Omega-3, non può essere sintetizzato autonomamente dal nostro organismo, è fondamentale assumerlo attraverso l’alimentazione.
Quali sono gli alimenti più ricchi di Omega-3? Ci sono fonti vegetali, come le noci e i semi di lino, e poi le fonti animali, soprattutto i pesci grassi, come aringhe, acciughe, salmone, sgombro, sardine, trota, tonno e storione.
Ecco perché anche durante la gravidanza è raccomandato consumare il pesce almeno due o tre volte a settimana!
Gli Omega-3 assunti dalla madre, infatti, contribuiscono allo sviluppo cerebrale del feto, a quello degli occhi e previene malattie neurologiche e cardiocircolatorie.
Viva il pesce azzurro
Quali pesci mangiare in gravidanza, quindi?
Via libera al pesce azzurro, una regola che in realtà vale sempre: acciughe, sgombro, sarde, alici, da consumare non solo in dolce attesa ma anche dopo il parto, soprattutto se la mamma allatta al seno. Vanno bene anche i pesci bianchi, come orate, spigole, naselli, merluzzi e sogliole, perché pur contenendo meno Omega-3 sono comunque magri e facili da digerire. E non dimentichiamoci del pesce di acqua dolce, come le trote, particolarmente nutrienti e ricche di ferro oltre che di Omega-3.
Non ci sono particolari limitazioni sulla quantità ma è bene accertarsi della freschezza del pesce in questione e soprattutto cuocerlo: sarebbe bene evitare il pesce crudo, per eliminare ogni possibile rischio di contaminazione. >Per lo stesso motivo, meglio bandire per un po' dalla dieta il salmone affumicato, che non è quindi cotto, e crostacei e molluschi, perché più a rischio di contaminazioni.