È scritto sempre più spesso nei menù dei ristoranti, lo troviamo nei reparti ortofrutticoli dei supermercati e da sempre nei mercati agricoli o nei piccoli negozi di vicinato: è il km 0, formula magica capace di rendere un semplice melone, un cavolfiore o un’albicocca improvvisamente più appetibile e desiderabile.
Ma è davvero così? Mangiare a km 0 significa ridurre il proprio impatto ambientale sul pianeta e migliorare la qualità di ciò che mettiamo a tavola, favorendo anche l’economia locale? Oppure è solo marketing?
Significato del km 0
Lo dice anche il termine: un prodotto è a km 0 quando non ha dovuto coprire troppa distanza tra il luogo in cui è stato prodotto e quello in cui è stato venduto.
Si parla anche di filiera corta perché sono prodotti locali venduti entro un raggio che non supera i 100 km dal luogo di produzione. Questo implica anche la riduzione degli intermediari, perché spesso chi produce vende direttamente ai consumatori.
I prodotti
Entriamo più in dettaglio: quali sono i prodotti a km 0? Dipende dal luogo in cui ci troviamo, perché parliamo di ortaggi, legumi, frutta, uova, formaggi, vino, cereali, carne . Quindi di materia prima strettamente legata al territorio di produzione e alla stagionalità.
Differenze regionali
Per esempio, le arance possono essere a km 0 in Sicilia ma sicuramente non in Lombardia. Lo stesso vale per il Parmigiano: sarà a km 0 in Emilia Romagna, mentre in Campania troveremo la mozzarella di bufala, in Calabria la liquirizia, in Puglia le orecchiette o il pesce, in Piemonte il tartufo oppure la carne.
I prodotti tipici, quindi, espressione di un territorio che spesso vantano i marchi Dop e Igp... sono una sorta di km 0 ante litteram!
Non solo cibo
Con l’aumento della sensibilità verso uno stile di vita più green e sostenibile, il concetto di km 0 ormai si applica non più solo al cibo, ma anche ad altri ambiti.
Un esempio è il turismo: sempre più spesso si vendono pacchetti a km 0 perché costruiti con una serie di esperienze sul territorio, volte a scoprire meglio tradizioni e tipicità, sostenendo l’economia locale nel rispetto dell’ambiente.
Vantaggi e svantaggi
I prodotti a km 0 comportano tantissimi vantaggi: acquistandoli, si sostengono l’economia locale e i piccoli produttori. La mancanza di intermediari e dei costi di trasporto, inoltre, aiuta a tenere i prezzi relativamente bassi e impatta meno sull’ambiente, perché evita la produzione di Co2 legata ai lunghi trasporti. Ed è anche un bel modo per scoprire il territorio in cui viviamo, andando anche alla ricerca di piatti e ricette tipiche.
Ma non è tutto rosa e fiori.
Il giusto equilibrio
Come per molti ambiti, il giusto equilibrio è spesso la via migliore. Va benissimo acquistare prodotti a km 0, ma non limitiamoci a quello altrimenti rischieremmo di perderci l’immensa varietà di prodotti tipici provenienti da altre regioni italiane o dall’estero.
Spesso, inoltre, comprare prodotti tipici di altri Paesi significa sostenere altre economie locali basate proprio su quelle produzioni: basta pensare al commercio equo e solidale, che garantisce il rispetto della filiera e dell’ambiente pur trattando frutta, verdura, cioccolato, caffè, tè e altri prodotti non a km 0.