Questa ricetta è dedicata a tutti quelli che l'orzo non l'hanno mai mangiato, quelli che non hanno mai provato a cucinarlo e non saprebbero nemmeno da dove iniziare. Quelli che pensano che sia troppo sano per essere buono. Perchè tutti quelli che hanno già mangiato l'orzo sanno benissimo di cosa stiamo parlando, ma è a voi orzo-vergini che vogliamo parlare per convincervi della bontà di questo ingrediente. E per farlo nel migliore dei modi non avevamo altra scelta che coinvolgere il nostro chef Stefano De Gregorio e lasciargli preparare una ricetta che facesse risplendere il nostro amato orzo: una caponata di orzo e verdure, un'esplosione di colore e sapore.
L'orzo è un cereale che, da quanto ne sappiamo, era già coltivato in Medio Oriente nel VII millennio a.C. e poi diffuso in tutto il mondo. Oltre che per l'alimentazione, questo cereale viene coltivato anche per il foraggio degli animali e per l'industria degli alcolici, già dal tempo dell'Impero Romano. Se viene decorticato o brillato l'orzo può essere utilizzato per zuppe, minestre o piatti come quello della nostra ricetta, ma viene usato anche per ricavare delle farine. Previa tostatura e macinazione l'orzo viene impiegato per la produzione di bevande come il caffè d'orzo, ma non solo, si trasforma in malto e viene impiegato come materia prima nei birrifici o per la produzione dell'orzata, una bevanda analcolica composta da acqua e orzo.
In commercio si trovano soprattutto tre tipi di orzo: integrale, decorticato, perlato. L'orzo integrale è quello più nutriente in quanto ha subito meno processi di raffinazione, però è anche il più difficile e lungo da preparare: va messo a lungo in ammollo e richiede una cottura decisamente prolungata. L'orzo decorticato è metà strada tra l'orzo integrale e quello perlato: si ricava dalla decorticazione, eliminando quindi le parti esterne della buccia; rispetto al perlato conserva maggiormente le sue qualità nutrizionali, necessita però di lunghi ammollo e cottura. L'orzo perlato deriva da una lavorazione che lo decortica e lo priva della crusca. Si presenta con granelli rotondi e bianchi. È il più pratico da usare perché non necessita di alcun ammollo e cuoce in poco tempo.
La caponata è una ricetta tipica della cucina siciliana. Se ancora non la conoscete, e mi sto facendo delle serie domande sulla vostra educazione alimentare, si tratta di un insieme di ortaggi fritti, principalmente melanzane che assolutamente non possono mancare, e conditi con sugo di pomodoro, sedano, cipolla e chi più ne ha più ne metta nelle sue innumerevoli varianti. La caponata è generalmente utilizzata come contorno o antipasto in tutto il Mar Mediterraneo, ma gia nel XVIII secolo costituiva un piatto unico insieme al pane. L'origine del nome è un po' confusa: c'è chi la rimanda all'etimologia della parola "caponada" che significa affine. Ma potrebbe anche risalire a "capone", nome siciliano della lampuga, un pesce dalla carne pregiata che veniva servito nelle tavole dell'aristocrazia condito con la salsa agrodolce tipica della caponata. Il popolo non potendosi permettere il pesce lo sostituì con le melanzane, decisamente più economiche. Niente fritto nella versione di chef Deg, quindi perfetta anche per la prova costume.