Questa ricetta è un piatto siciliano, la cui bontà è proprio merito di questa isola straordinaria. Se i Romani definivano la Sicilia il proprio granaio, alludendo alla sua ricchezza, non è poi cambiato molto. Non sarebbe esagerato chiamarla oggi orto di Italia perché grazie al suo clima mite presente tutto l’anno permette la coltivazione, quindi la possibilità di avere sulle nostre tavole, ortaggi che richiedono una determinata temperatura come pomodori, melanzane e peperoni senza un particolare impatto ambientale. La coltivazione in serra non fa altro che riprodurre le condizioni ambientali più favorevoli per il tipo di verdura, quindi è un metodo assolutamente naturale.
Secondo la tesi più accreditata descritta in un trattato culinario il termine caponata deriva da capone, pesce dalla carne pregiata ed asciutta (oggi chiamato lambuga) condito in salsa agrodolce. Nel tempo questo pesce venne sostituito dalle melanzane, in quanto i ceti popolari non potevano permetterselo. In ogni caso per fedeltà alla storia in questa ricetta proponiamo l’aceto balsamico bianco che differisce dal più tradizionale per un gusto agrodolce più deciso, visto che il processo di maturazione avviene in botticelle di frassino, un legno che oltre a non produrre alterazioni cromatiche regalano all’aceto gusto ed aroma intensi.
In tutta l’isola, come in altri territori che si affacciano sul Mediterraneo, esistono numerose varianti che prendono il nome dalle città di riferimento. Questa ricetta è detta veloce perché le melanzane non sono fritte. Si caratterizza per la presenza di pomodori freschi al posto della salsa e basilico tritato grossolanamente. Un piatto che nella sua semplicità riesce a raccontare il calore ed i colori della generosa Sicilia. E grazie ai capperi perfino gli odori visto che cespugli di questa pianta (di cui i capperi sono i boccioli) crescono abbondanti lungo le strade siciliane diffondendo un esclusivo forte aroma.