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Per te, per i tuoi ragazzi e chi ti sta intorno, ecco tanti utili consigli dei nostri esperti per condurre un solo stile di vita: quello più giusto e adatto a ognuno di noi. 

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Vivere Sostenibile
Un giardino in miniatura
Si chiama terrarium ed è un modo creativo  per abbellire di verde la nostra casa. Vediamo come si fa   Il terrarium o bottle-garden è un contenitore di vetro trasparente in cui si possono coltivare alcune piante. Si tratta di un modo alternativo per abbellire la nostra casa con veri e propri giardini in miniatura. Realizzare un terrarium da soli è abbastanza semplice (la cosa fondamentale da tenere presente è quella di creare delle condizioni particolari, ovvero un ambiente semichiuso e saturo di umidità), per il resto bastano: un contenitore, del terriccio, delle piantine e un po’ di pazienza, che verrà ripagata al termine della creazione. Allora che ne dite, proviamo? Per facilitarvi in questo lavoretto fai da te, abbiamo realizzato un video tutorial per farlo insieme a voi. Lo troverete alla fine dell’articolo.  QUALI CONTENITORI E QUALI PIANTE? Innanzitutto è bene considerare che esistono due tipi di terrarium, quelli chiusi e quelli aperti. I primi (che si possono acquistare on line o in negozi specializzati) sono ideali se volete porvi al loro interno piante tropicali abituate all’umidità dei luoghi d’origine. L’acqua presente nel terriccio condensa per evaporazione sulla superficie interna del tappo o coperchio per poi ricadere sotto forma di goccioline sulle piante, creando così un ambiente umido. I secondi, invece, possono essere di svariati tipi, anche in base alle vostre abilità. Più sarà ampia l’imboccatura, più sarà facile inserire all’interno le vostre piantine. Oltre a vasi di vetro, possono andare bene vecchi acquari o barattoli e biscottiere senza coperchio, perfetti per accogliere piante grasse e cactus, perché in essi si crea un ambiente asciutto. COME IN UNA PICCOLA SERRA La sopravvivenza delle piante all’interno del terrarium è garantita dal microclima che si riesce a ricreare, diverso rispetto a quello della casa. La forma chiusa, o quasi, dei contenitori, infatti, consente di avere la giusta umidità e quantità di luce, che arriva alle piante attraverso il vetro, rigorosamente trasparente per permettere la sintesi clorofilliana. COME SI FA? Una volta scelto il contenitore, si andrà a inserire uno strato di pochi centimetri composto da argilla espansa che ne permette il drenaggio. Poi si passa a comporre lo strato (più spesso) di terriccio universale all’interno del quale inserire le piantine stando ben attenti a coprire bene le radici pressando la terra intorno a esse. Una volta messe a dimora le piantine, è possibile aggiungere elementi decorativi come sassi, perle e ciottoli di vetro colorati, muschi o sabbie. RICORDA! Se il tuo terrario è aperto, annaffia periodicamente la pianta, tenendo presente che le piante grasse e i cactus hanno bisogno di acqua una volta al mese.  UNA MODA OTTOCENTESCA L’idea nacque in modo casuale, nell’Ottocento a Londra, per merito del dott. Nathaniel Bagshaw Ward, un botanico che per trasportare delle specie australiane riuscì a far sopravvivere delle spore vegetali all’interno di una teca di vetro. Questo grazie alle condizioni createsi all’interno di questo contenitore. Da quel momento, la moda del terrarium divenne molto in voga tra gli aristocratici dell’epoca vittoriana.  
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Pulizie in casa
Bicarbonato, aceto e limone: alleati delle pulizie
Scommettiamo che con tre ingredienti sempre in dispensa o in frigo potrete igienizzare, pulire e profumare la casa risolvendo tre diversi problemi? Semplici, sostenibili e a portata di mano, i nostri alleati sono: limone, bicarbonato e aceto. Primo inconveniente, tubi intasati. Vi sarà sicuramente capitato di vedere scorrere l’acqua della vasca o del lavandino più lentamente del solito. Non è per niente igienico e funzionale: la causa sono di solito residui di sapone e capelli che occludono il tubo e ostacolano il fluire dell’acqua. Prima di ricorrere a ritrovati della chimica industriale talmente forti da doverli utilizzare con mille cautele, vi suggeriamo un “rimedio della nonna” con una sostanza che di sicuro troverete in casa.  In un pentolino scaldate l’acqua portandola quasi a bollore, quindi unite un quarto – rispetto all’acqua del pentolino – di aceto bianco. Ora mettete una manciata di bicarbonato nel tubo incriminato e versateci sopra il composto di acqua e aceto. Il risultato sarà una reazione chimica: una schiuma bianca si espanderà, liberando lo scarico. Secondo, cattivi odori. Un tappo del detersivo (così riutilizziamo anche quello) pieno di bicarbonato in frigo ci aiuterà a tenere a bada i cattivi odori. Per lo stesso motivo, possiamo spargere il bicarbonato anche sul fondo delle pattumiere della raccolta differenziata, dopo averle pulite.  Terzo, pulire le superfici. Vetri e specchi possono essere puliti con fogli di vecchi giornali imbevuti di aceto, che è anche un ottimo sostituto dell’anticalcare per il piano cottura o i rubinetti.  Invece, sfregare il limone sulle pareti del forno caldo dopo averlo spento aiuterà a togliere le incrostazioni e, se lo sporco persiste, proseguite con aceto e acqua calda. Un’avvertenza: quando provocate reazioni chimiche, ricordate sempre di far arieggiare la stanza e prestate attenzione a non avvicinarvi troppo con gli occhi.Ultima nota, ma non per importanza: tenete presente che quello che inserite nei tubi arriva fino al mare e viene immesso in natura. Più naturale è, meglio è!  
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Pulizie in casa
Gli errori più comuni della raccolta differenziata
Ogni volta che vi trovate a fare la raccolta differenziata siete assaliti da mille dubbi?  “E questo dove lo butto? Forse va nell’indifferenziato?” sono alcune delle domande che molti tra coloro che hanno a cuore l’ambiente si fanno. Differenziare i rifiuti infatti non è semplice: c’è bisogno di qualche giorno – qualche settimana? – per capire come separarli nel modo giusto e dove gettarli. Alcuni prodotti, poi, finiscono col risultare piuttosto misteriosi perché nessuno ci dice, una volta e per tutte, dove vanno buttati.  Bene, cercheremo di darvi una mano a capire meglio, spiegando quali sono gli errori più comuni di chi fa la raccolta differenziata. 1) Molto spesso si è convinti che una confezione sia fatta di un solo materiale, e si tende a buttare tutto nello stesso sacchetto. Non è così. Per esempio, i cartoni di Tetra Pak con il tappo di plastica (succhi di frutta, latte e così via), devono essere gettati in due contenitori diversi: il Tetra Pak quasi sempre nel bidone della carta (per sicurezza verificate sul sito del vostro Comune), il tappo in quello della plastica. Lo stesso vale per i barattoli di vetro: il tappo va separato. 2) Le bottiglie di vetro – sempre senza tappi – devono essere lasciate nel cassonetto senza sacchetto di plastica. 3) Lattine e bottiglie di plastica devono essere schiacchiate, per occupare meno spazio. Lo stesso vale per la carta e i cartoni. 4) Non tutta la plastica è riciclabile. Quella che era una convinzione per molti fino a poco fa, è stata sfatata: bicchieri e piatti di plastica, dal primo maggio 2012, possono essere riciclati. Per scrupolo, controllate sempre il sito del vostro Comune. 5) I contenitori devono essere lavati! Inutile differenziare un contenitore di plastica se è sporco di cibo. 6) Il polistirolo va nel bidone della plastica o dell’indifferenziato: controllate il sito del vostro Comune per capire come viene smaltito. 7) Nella campana del vetro bisogna mettere solo vetro: quindi niente specchi, cristalli, porcellana o altro. 8) Gli scontrini, la carta unta o sporca e quella trattata chimicamente non possono essere riciclati. 9) Il cartone di pizza sporco o unto non può essere messo nel contenitore destinato alla carta. 10) I pc, i mouse, altri materiali elettrici o elettronici non possono essere differenziati. Se dovete buttarli via contattate l’azienda cittadina che si occupa di smaltire i rifiuti, oppure portateli all’isola ecologica. La raccolta differenziata è certamente una buona pratica. Meglio ancora, però, è puntare alla diminuzione dell’uso o al riuso dei prodotti! Quindi, al momento di scegliere, valutate l’alternativa più durevole o riutilizzabile.
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Pulizie in casa
Le grucce di plastica ora si possono riciclare
Molto spesso ci ritroviamo ad armeggiare con utensili e oggetti di plastica, domandandoci perplessi davanti al bidone: ma questo si potrà differenziare? E se sì, come? Bene, è arrivata una notizia chiara e utile per chi ha intenzione di fare con cura la raccolta differenziata, ma non sempre sa come comportarsi per non commettere errori: le grucce in plastica – anche conosciute come appendiabiti, appendini o stampelle – da oggi si possono considerare definitivamente imballaggi. Tutti noi negli armadi ne abbiamo a decine a reggere i nostri indumenti, ma ogni tanto capita che si rompano, quindi dobbiamo buttarle: ora questi oggetti di uso comune potranno essere conferiti nella plastica. Il cambiamento è stato ufficializzato solo di recente dal COREPLA, il Consorzio nazionale per il recupero degli imballaggi in plastica. Si tratta di un altro passo in avanti nell’ambito della raccolta differenziata: dopo piatti e bicchieri in plastica monouso (diventati riciclabili da maggio 2012), è il turno ora di un altro oggetto che si trova in tutte le nostre case, e che diventa quindi un prodotto riciclabile al termine del suo ciclo di vita. Ne approfittiamo per ricordare a tutti che non basta differenziare bene per compiere il nostro dovere ecologista: gli oggetti devono essere conservati e usati fino al loro completo logoramento e gettati nella differenziata solo nel caso in cui si rompano in modo definitivo e irreparabile. Questo perché è cosa buona e giusta riciclare, ma ancora meglio è consumare meno e meglio.
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Decorare la tavola di Pasqua
La Pasqua si avvicina, insieme alla primavera. Le giornate si allungano, cresce la voglia di stare all’aria aperta, di godere della luce più chiara e dei colori più intensi che la natura comincia a regalarci. Perché non trasferire questa atmosfera anche nella nostra casa? Ecco qualche semplice idea per stupire amici e parenti con una tavola di Pasqua primaverile davvero originale.   Pranzo sull’erba Vorreste concedervi un pic-nic ma è ancora troppo presto? Perché non far fiorire un prato direttamente sulla vostra tavola? Unica condizione: giocare d’anticipo. Per realizzare uno splendido centrotavola su misura vi basterà disporre del terriccio (o del feltro, se preferite) in un contenitore rettangolare dai bordi bassi, e seminarvi del grano. Dovrete innaffiarlo regolarmente, avendo cura che non si formino ristagni d’acqua. In pochi giorni (8-10) le piantine saranno dell’altezza giusta per la vostra decorazione.  Per un look meno minimalista, potete decorare il vostro prato in miniatura con dei fiori (per esempio semplici margherite, delicate roselline o sgargianti garofani), con delle uova dipinte (qui trovate i nostri suggerimenti!) oppure, nel caso di un ricevimento serale, con piccole candeline bianche.  Se l’idea vi piace ma il tempo stringe, potete procurarvi una porzione di prato in zolla presso un vivaio, saltando a piè pari la fase della semina. In questo caso, mi raccomando, proteggete tavolo e tovaglia da eventuali fuoriuscite d’acqua o di terriccio!   A tutta tenerezza! Il feltro, già nominato prima, vi servirà anche per realizzare deliziosi animaletti pasquali, ideali come segnaposto o come piccoli omaggi per gli ospiti. Per realizzarli vi basterà procurarvi: feltro colorato in abbondanza; una matita, forbici, ago e filo; ovatta (o cotone idrofilo); sagome di carta alte circa 10 cm di personaggi legati alla Pasqua (come i classici coniglietti, pulcini, agnellini, uova e colombe). Internet è un’ottima risorsa ma, se sapete disegnare, non esitate a esprimere la vostra creatività! Dovrete procedere così: stendete un foglio di feltro di fronte a voi e ricalcatevi il contorno della sagoma due volte (verificando che le sagome siano speculari, se il feltro ha un dritto e un rovescio). Ritagliate ora le forme disegnate e sovrapponetele facendole coincidere (rovescio contro rovescio).  Cucite i contorni a punto festone, lasciando un’apertura di circa due centimetri, attraverso la quale inserirete qualche ciuffo di ovatta o di cotone idrofilo.  Completate l’orlatura e il gioco è fatto!
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