La piadina è uno dei piatti tipici romagnoli più amati e conosciuti in tutta Italia: basta il nome per sentirsi subito con la mente in estate sul lungo mare, durante una passeggiata tra un bagno e l’altro.
La sua bontà è data anche dalla sua estrema versatilità: la piadina tipica è quella con squacquerone Dop e rucola, ma noi vi consigliamo di provarla anche in una versione originale, con tartare di salmone, stracciatella e misticanza, ingredienti freschi e profumati che la rendono perfetta per l’estate.
La Piadina Romagnola IGP
La piadina romagnola, come il nome stesso indica, nasce in Emilia Romagna. Le zone in cui viene prodotta quella originale spaziano tra le province di Rimini e Bologna, fino a Forlì e Cesena.
Oggi la Piadina Romagnola è famosa e diffusa in tutta Italia e viene commercializzata a livello industriale. Ma la sua versione artigianale resiste molto bene nei numerosi chioschi presenti in Romagna: dagli anni’70, infatti, si diffusero questi casotti di legno dove si preparano le piadine a mano secondo la ricetta tradizionale e poi si cuociono sui testi di argilla, spesso prodotti a Montetiffi, località della montagna romagnola con una consolidata tradizione artigianale.
La vera Piadina Romagnola IGP si ottiene mescolando farina di grano tenero, sale, grassi come olio d’oliva, olio extravergine d’oliva o strutto, acqua ed eventualmente lievito. L’impasto ottenuto viene suddiviso in palline di misure diverse a seconda della dimensione della piadina finale che si vuole ottenere, quindi steso con un mattarello o meccanicamente e poi cotto su una piastra tra 200 e 250° per quattro minuti al massimo.
Piadina Romagnola o Piadina Riminese?
Sapevate che esistono due tipi di piadina diversi? La Piadina Romagnola Igp deve avere un diametro compreso tra 15 e 25 cm, mentre la Piadina Riminese è più grande, con un diametro tra 23 e 30 cm. Entrambe si cuociono in un attimo su una padella ben calda e poi si farciscono con quel che si ha a disposizione, soprattutto salumi e formaggi.
La Piada di Giovanni Pascoli
Piadina, Piè, piada: nel corso dei decenni, questo piatto simbolo della cucina romagnola ha assunto nomi diversi. A darle quello di Piada è stato nientemeno che il poeta Giovanni Pascoli, che nella raccolta Nuovi Poemetti ne dedicò uno proprio a La Piada, definita il pane della povertà, il pane dell’umanità, il pane della libertà. E ne descrive la preparazione in questi versi: “Tu Maria con le tue mani blande domi la pasta e poi l’allarghi e spiani; ed ecco è liscia come un foglio e grande come la luna; e sulle aperte mani tu me l’arrechi e me l’adagi molle sul testo caldo, e quindi t’allontani. Io la giro e le attizzo con le molle il fuoco sotto, fin che stride invasa dal calor mite e si ringofia in bolle e l’odore del pane empie la casa”.