La carne di maiale, delicata e consistente, si sposa benissimo con tanti tipi di frutta, tra cui i fichi e l’uva, sia bianca sia nera: la differenza tra questi due tipi di frutto è sottile; ciò che davvero le distingue è infatti il colore, che nelle varietà nere – ovvero dal rosato al viola scuro – presenta una maggiore quantità di antociani, antiossidanti naturali che contrastano l’invecchiamento. La coltivazione di questo frutto dalle molteplici attitudini avviene utilizzando due specie di vite: la Vitis Vinifera, originaria dell’Europa e dell’Asia occidentale, da tavola e da vino, e la Vitis Labrusca, meno diffusa della Vinifera, principalmente da tavola.
E per quanto concerne l’uva da tavola bianche, tra le più gradite troviamo l’uva Italia, per via della bontà dei suoi acini e dell'abbondanza del suo grappolo. Disponibile da agosto a dicembre, questa varietà ha acini croccanti e gustosi di un bel colore giallo dorato e ambrato; il sapore ricorda un gradevole aroma di moscato. La coltivazione più tipica tra le uve bianche in Italia resta la Pizzutella, chiamata così perché di forma allungata e largamente riconoscibile: “pizzuto” significa infatti “appuntito” nel Lazio, zona in cui possiamo trovare questa coltivazione, oltreché nelle regioni meridionali.
Per quanto concerne le uve nere, invece, spiccano la Red Globe, che possiede un’elevata capacità produttiva; la Michele Palieri, che prende il nome dal suo inventore, dagli acini ovali, dolce e carnosa; infine, l’Uva Fragola, come il nome suggerisce, speciale per via del suo aroma di fragola: si tratta di una varietà di Vitis Labrusca statunitense, giunta in Italia come uva da vino e poi diffusa anche sulle nostre tavole.
La ricetta del filetto di maiale con uva e insalata ai fichi prevede l’utilizzo sia di uva bianca sia di nera in una salsa gustosa insieme a miele e vino, perfetta per ingentilire il filetto di maiale. Unico accorgimento: suggeriamo, prima di utilizzare l’uva in preparazioni, di tagliare gli acini a metà e togliere i vinaccioli, in modo da poterne godere l’espressività in tutta la sua semplice dolcezza.